OTTIMIZZAZIONE DEL TRATTAMENTO DI EMOPERFUSIONE EXTRACORPOREA SU POLIMIXINA-B

Lo shock settico è una delle patologie con il più alto tasso di mortalità in Terapia Intensiva. L’applicazione scrupolosa delle linee guida più recenti ha molto ridotto il numero annuo dei decessi, che tuttavia rimane ancora rilevante. Numerosissimi progetti di disseminazione della conoscenza di questa patologia stanno contribuendo all’identificazione precoce dei pazienti a rischio per meglio indirizzare le cure. Nonostante ciò, la pratica clinica evidenzia l’esistenza di una classe di pazienti che rispondono solo parzialmente alle terapie convenzionali e quindi più esposti al rischio di decesso per causa settica. Tra le ragioni della ridotta responsività alle terapie “classiche”, la letteratura evidenzia un ruolo rilevante di agenti patogeni “non-convenzionali”. La conoscenza dei loro effetti non è sistematizzata e le strategie terapeutiche mirate contro di essi sono perciò escluse dalle linee guida internazionali. L’endotossina è da sempre considerata uno degli agenti patogeni più efficienti nello scatenare la risposta immunitaria settica, tanto efficacemente da indurre disfunzione multi-organo e decesso dell’ospite. Nonostante questo, l’identificazione dei pazienti affetti da endotossinemia grave tanto da richiedere un intervento terapeutico mirato, è da sempre oggetto di dibattito. In secondo luogo, noti dalla letteratura gli effetti clinici benefici del trattamento di emoperfusione extracorporea su Polimixina-B per la rimozione delle endotossine dal sangue intero di pazienti in shock settico, rimane aperta la discussione sulle tempistiche d’intervento ed il miglior monitoraggio degli effetti clinici strettamente correlati con la terapia. Entrambi i temi costituiscono l’argomento di questo corso, indirizzato a medici anestesisti, interessati ad ottimizzare l’impiego di una risorsa terapeutica a loro disposizione, l’emoperfusione diretta su cartucce alla Polimixina-B, ma che richiede attenzione, crescente con la complessità del quadro clinico del paziente, nella sua somministrazione. In modo particolare per: stratificare i pazienti affetti con shock settico in base diagnosi appropriata di shock settico da endotossine, identificare il corretto timing di somministrazione e verificare il risultato della terapia.